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La musica ecclesiastica dai primi anni della Chiesa fino a Costantino il Grande

La musica ecclesiastica dall'epoca di Costantino il Grande fino al XII secolo d.C.

La musica ecclesiastica dal XII secolo d.C. fino alla caduta di Costantinopoli

La musica ecclesiastica dalla caduta di Costantinopoli fino a Pietro il Peloponnesiaco

La musica ecclesiastica da Pietro il Peloponnesiaco fino ai tre grandi maestri Crisanto, Gregorio Leviti e Curmuzio

La musica ecclesiastica dall'epoca dei tre grandi maestri fino ai nostri giorni

La musica ecclesiastica dall'epoca di Costantino il Grande fino al XII secolo d.C.

Dal momento in cui Costantino il Grande divenne imperatore e portò la capitale dell'impero a Bisanzio, un nuovo vento di libertà iniziò a spirare per i cristiani dell'epoca: la Chiesa Cristiana non trovò solo la pace, ma anche la protezione ed il sostegno da parte dello stato ufficiale.

Dopo il riconoscimento del Cristianesimo, da parte di Costantino il Grande, e la fine delle persecuzioni, la musica ecclesiastica iniziò ad essere utilizzata sistematicamente. E così, si trasformò in un vero e proprio elemento di culto.

I salmi e gli inni iniziano ad essere cantati in alternato, ed è utilizzato il metodo di salmodia "a comando", dove un cantore "domina" con la sua voce il canto, vale a dire che canta da solo e gli altri accompagnano a voce più bassa. La musica di questo periodo comincia a svilupparsi liberamente e spontaneamente.

I cristiani sono oramai liberi di praticare il proprio culto. Il canto ecclesiastico è perfezionato e segna una rapida evoluzione. Gli inni sono arricchiti. Il rivestimento musicale semplice dei primi tre secoli, diventa più complesso e presenta maggiori esigenze tecniche. Così, si distinguono i quattro suoni principali ed appaiono i canti Irmologhikà (libro liturgico con o senza notazioni musicali contenente irmi ) poi i canti Stichera (v ersetti, o ritornelli di poesia liturgica intercalati tra versetti dei salmi).

Nella Chiesa, fino al IV secolo, cantava il popolo. Ma poiché gli inni, con la diffusione del Cristianesimo, erano ormai numerosi, e poiché si verificavano stonature, si è ritenuto opportuno sostituire il popolo con i cantori a due Cori.

Dopo l'arrivo, nella Chiesa, della classe dei cantori, il Concilio di Laodicea (360 d.C.), con il suo Canone 15°, definisce che nessuno ha il diritto, al di fuori dei cantori, di cantare durante le funzioni cristiane. Nel Concilio di Cartagine si decide, poi, che è il presbitero a nominare i cantori, con il consenso dell'Episcopo.

L'educazione dei cantori era svolta in apposite scuole. Durante l'epoca dell'imperatore Teodosio (fine del VI sec.), le fonti citano che a Costantinopoli, i maestri di musica curavano l'insegnamento della musica ecclesiastica. All'epoca dell'imperatore Giustiniano (482-565 d.C.), il santuario di Santa Sofia aveva 25 cantori, ed oltre 100 lettori, che aiutavano la salmodia. Il coro dei cantori sacri era diretto dal protopsaltes, il primo cantore, che utilizzava i cosiddetti neumi. I neumi, utilizzati fino alla metà circa del XVII secolo, erano una serie di movimenti della mano destra ed indicavano, di solito, l'inizio e l'interruzione della salmodia, come anche le modalità di esecuzione ed il ritmo del canto.

Inoltre, in questo periodo, si erano sviluppate numerose eresie, affrontate in modo decisivo dai padri della Chiesa. Questi sono: Giovanni Crisostomo, Basilio il Grande, Attanasio il Grande, il Vescovo di Milano Ambrogio, Efrem il Siriano ed il Vescovo della Mesopotamia, Giacomo. Inoltre, importanti innografi di questo periodo sono: Romano il Melode, Cirillo Patriarca di Alessandria, Anatolio Patriarca di Costantinopoli, Gregorio il Dialogo Papa di Roma, Andrea Vescovo di Creta, Giovanni Damasceno, Cosma il Melode, Teodoro Studita, Teofanie Grapto, Sofronio Patriarca di Gerusalemme, Giorgio Pisside, Germano Patriarca di Costantinopoli il Confessore, Leone Viza o di Bisanzio, Andrea Pirro o Pirso, Leone il Saggio e la monaca Cassia o Cassiane.

Apostoliki Diakonia della Chiesa di Grecia